
Alessandro PIcerni leader IA in fvg
Alessandro PIcerni leader IA in fvg
Negli ultimi mesi si è discusso del tetto massimo al 4% per le provvigioni immobiliari. Il tema nasce dalla sentenza Corte di giustizia UE – causa C-674/23: l’Unione consente ai singoli Stati di fissare un limite (anche 4%) alle provvigioni degli intermediari se la misura è proporzionata e tutela i consumatori. Il caso riguarda la Slovenia: lì, oltre il tetto i contratti sono nulli. In Italia, oggi non esiste un tetto nazionale: la provvigione resta libera e pattuita tra le parti (riferimento art. 1755 c.c.; in mancanza, può determinarla il giudice secondo equità).
In Italia non c’è un limite per legge: la percentuale agenzia immobiliare si concorda prima, in modo scritto e trasparente. Nella prassi, l’intervallo 2–5% è diffuso, ma non obbligatorio. La geografia conta: mercati “caldi” come Milano e Roma hanno dinamiche diverse da aree regionali come Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia o Trentino; nelle città medie (es. Udine, Monfalcone) e su tipologie come un trilocale in buona posizione, la competizione può comprimere i margini.
Per capire l’impatto di un (eventuale) tetto del 4%, ecco un confronto semplice:
Un confronto estero aiuta a contestualizzare: Francia ~5%, Germania 3–4%, Spagna 3–5%, Paesi Bassi 1–2%. Valori indicativi, ma utili per capire che il 4% è percepito come soglia equilibrata.
Dal 12 gennaio 2025 (L. 203/2024), in atto non serve più indicare l’importo esatto pagato all’agenzia: è sufficiente richiamare la fattura e dichiarare la corrispondenza dell’importo versato. La tracciabilità dei pagamenti e gli adempimenti fiscali restano, ma con minori formalità in atto. Questa semplificazione vale per tutti, indipendentemente dall’agenzia.
Per le agenzie, la competizione si sposterebbe ancor più su qualità, trasparenza e innovazione: marketing evoluto, visibilità dell’immobile, supporto contrattuale e consulenza strategica diventerebbero i principali elementi di differenziazione. Parliamo di SEO e digital marketing, video tour, annunci interattivi, social media, oltre a servizi consulenziali (es. property finder, percorsi rent to buy, programmi di affitti garantiti dove disponibili).
No. La sentenza UE consente ai Paesi di introdurlo, ma in Italia non è in vigore alcun tetto nazionale.
Dipende dagli accordi: spesso contribuiscono entrambe le parti, ma si può pattuire diversamente. È importante metterlo sempre nero su bianco.
Alla conclusione dell’affare (tipicamente proposta accettata o compromesso). Se l’affare non si conclude, normalmente non si paga.
Nel modello sloveno: 4% del canone mensile × mesi. In Italia, al momento, non c’è un tetto per legge.
Dal 12/01/2025 è sufficiente richiamare la fattura del mediatore e dichiarare la corrispondenza del pagamento, mantenendo tracciabilità e adempimenti fiscali.
In sintesi
La Corte UE (C-674/23) apre ai tetti nazionali fino al 4%, ma non li impone. In Italia, oggi la provvigione è libera e pattuita: valgono trasparenza e accordi chiari. Novità 2025: niente importo in atto, basta la fattura. Se un tetto arrivasse, il focus si sposterebbe ancora di più su servizi, innovazione e visibilità dell’immobile, con benefici di prevedibilità dei costi per venditori e acquirenti.
Nota: contenuto informativo generale. Regole e prassi possono variare: verifica sempre il testo di legge applicabile e confrontati con i tuoi consulenti di fiducia.
03.19.2025
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